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ANELLO DI LORETO 

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L’Anello di Loreto è un percorso sviluppato interamente lungo la sinistra idrografica del Torrente Argentina, adatto ad ogni escursionista poiché soltanto per alcuni brevi tratti richiede un certo impegno.

Dal municipio del Comune di Triora (779 m) ci si dirige verso il centro storico dell’omonimo borgo, conosciuto anche come “Paese delle Streghe”.

Dopo poche centinaia di metri si raggiungono i caruggi: nei pressi del Museo Etnografico e della Stregoneria e dell’lnfopoint lnfoparco del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri, i ciottoli di Via Roma (786 m) segnano l’ingresso nella parte antica del borgo.

Si prosegue lungo gli stretti ed affascinanti vicoli fino a raggiungere il cuore del borgo: su Piazza Beato Tommaso Reggio (781 m) si affacciano vari e prestigiosi edifici storici e religiosi, come il Palazzo Stella, l’Oratorio di San Giovanni Battista e la Collegiata di Nostra Signora Assunta.

Lasciata la piazza, il cammino si addentra nel suggestivo quartiere della Sambughea e continua scendendo lungo l’oscura Via Camurata, sul cui nome aleggia una tetra leggenda, prima di svoltare in Via San Bernardino (749 m).

Abbandonato il centro storico si imbocca immediatamente la mulattiera diretta alla Chiesa di San Bernardino (712 m), costruita nel XV secolo e dedicata al frate francescano Bernardino da Siena, al cui interno sono conservati pregevoli affreschi ed accanto alla quale è radicato uno straordinario esemplare di Ippocastano (Aesculus hippocastanum) di circa 175 anni, iscritto nell’Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia.

Il panorama si apre sull’Alta Valle Argentina attraversando aree prevalentemente prative, ora utilizzate quasi esclusivamente per il pascolo del bestiame ma nelle quali sono visibili i resti dei terrazzamenti che in passato erano coltivati principalmente a cereali.

Addentrandosi nella Zona Speciale di Conservazione del Monte Gerbonte (658 m) il paesaggio muta gradualmente, e le piccole praterie cedono spazio ad aree arbustive frammiste a boschetti di latifoglie ed uliveti abbandonati nei quali vivono numerose specie animali, come il Capriolo ( Capreo/us capreolus), la Cinciallegra (Parus majory, il Cinghiale (Sus scrofa), il Fringuello (Fringilla coelebs), la Ghiandaia (Garrulus glandarius), il Riccio (Erinaceus europaeus) e la Volpe (Vulpes vulpes), e dove sono presenti differenti specie botaniche, come l’Edera comune (Hedera helix), la Rosa canina (Rosa canina), la Roverella (Quercus pubescens) e numerose orchidee che ad ogni primavera regalano splendide fioriture.

La lunga discesa termina in concomitanza di un bivio (558 m) situato ad un paio di minuti di cammino da un’area attrezzata per la sosta e soprattutto dallo storico Ponte di Mauta che, sovrastante il Torrente Argentina, ha rappresentato l’unica via di collegamento con la frazione di Cetta fino alla costruzione del noto ponte a campata unica.

Si svolta a destra per imboccare la breve ma ripida mulattiera che conduce a Loreto (641 m).

Oltre che per il già citato ponte, il paese è conosciuto anche per le numerose falesie rocciose su cui nidificano alcune specie di rapaci diurni, come il Falco pellegrino (Falco peregrinus), e notturni, come il Gufo reale (Bubo bubo), tutelate da leggi nazionali e direttive comunitarie all’interno della Zona di Protezione Speciale dei monti Toraggio e Gerbonte e del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri.

Risalendo lungo il caruggio si giunge dinanzi al Santuario di Nostra Signora di Loreto, costruito nella prima metà del XVI secolo, e dopo aver percorso per poche decine di metri la strada provinciale in direzione di Triora si prende il sentiero che sale a monte, sulla sinistra. Si prosegue all’ombra di boschi di latifoglie decidue, composti da alberi di Carpino nero (Ostrya carpinitolia), Roverella (Quercus pubescens) e soprattutto Castagno ( Castanea sativa), specie introdotta in Italia dall’Impero Romano durante la sua espansione nelle penisole del Mediterraneo orientale ed ampiamente coltivata nell’entroterra ligure per la produzione delle castagne, uno degli ingredienti principali della cucina tradizionale contadina. Lungo il cammino, che per un breve tratto si innesta su una strada sterrata prima di abbandonarla in prossimità di un’abitazione privata, si incontrano i ruderi di un essiccatoio (716 m), piccola struttura in pietra adibita all’essiccazione delle castagne tramite il calore prodotto dalla combustione lenta di residui vegetali, e numerose edicole votive, testimonianza del fatto che il sentiero fosse utilizzato dalla popolazione locale come via di pellegrinaggio religioso.
Il panorama si apre nuovamente sull’Alta Valle Argentina e sul borgo di Triora, ormai vicino, mentre si attraversano aree parzialmente coltivate. Prima di raggiungere Via Campomattone si passa proprio davanti alla fontana di Campomavùe (776 m), uno dei luoghi frequentati abitualmente dalle streghe insieme alla Cabotina e la fontana della Noce, così detta poiché situata all’ombra, appunto, di un grande albero di noci. Una breve discesa riporta al municipio del Comune.